Basket a Pallettoni: L’Italia e l’ en-bi-ei
La prima volta che la maggior lega mondiale incrociò l’Italia non fu per Vincenzino 1995, il primo a toccarne il parquet,
o per il Mago 2007, prima scelta assoluta, o per il Beli 2014, unico anello, o prima ancora per il Dino 1970, primo
draftato. E nemmeno parlo di Biasatti 1946, primo italiano di origine e di scuola americana a giocare in NBA, o della
Tracer Milano 1987 in casa dei Milwaukee Bucks per il McDonald’s Open.
Il tuffo nella memoria della prima trasferta internazionale assoluta dell’EN-BI-EI, escludendo il Canada dove nacque
nel 1946, avvenne molto prima della sfida in Israele tra Washington Bullets e Maccabi Tel Aviv del 1978.
Il fatto avvenne nel 1956, durante la trasferta denominata dal Dipartimento di Stato “Dribbling Without Borders”, che
impegnò i Syracuse Nationals, campioni NBA appena detronizzati, ad affrontare dopo i playoff il primo Tour Mondiale
per una squadra pro. Dopo altri 8 anni ci sarà la seconda volta, ma è un’altra storia.
Dopo un anno intero di preparazione diplomatica, sbarcarono in Europa, in Italia, in Egitto e in Medio Oriente, i
campioni di Syracuse, NY. Era una squadra fortissima, allenata da un nume tutelare del basket pro, Alfredo Cervi e
diretta dal fondatore Daniele Biasone. Gli ultimi due parlavano italiano.
Non ho lo spazio per mostrarvi la sessantina di telegrammi del U.S. State Department, ormai de-secretati, che
raccontano la storia di quella trasferta (ma scriverò un libro, scommetteteci).
Vi lascio con alcuni spunti (sottoforma di pallettoni)
I Nationals vincevano sempre, senza faticare, di almeno 30 punti
Al Cervi fu un grandissimo giocatore e allenatore pro, la cui famiglia era originaria del Veneto
Daniele Biasone fu soprannominato il Patrono dell’NBA, avendola salvata nel 1954 con l’invenzione dei 24
secondi, Arrivò decenne a New York il giorno di Natale 1919 proveniente da Miglianico (CH). Fece i soldi nel
bowling di famiglia cucinando cace e ove, con l’aggiunta di carne irrinunciabile in America
Altri due abruzzesi, Tonino Costanzo e Vittorio Pomilio (patriarca di una famiglia dove si palleggia l’arancia),
furono protagonisti della sfida che avvenne al Foro Italico l’8 maggio, contro una Selezione Laziale, quasi la
Stella Azzurra
La seconda sfida avvenne a Milano due giorni dopo, contro una Selezione Lombarda, quasi il Borletti
rinforzato
L’impressione maggiore fu suscitata dalle sfide contro gli italiani, e Cervi lodò l’americano che aveva fatto
fare progressi agli azzurri, coach Jim McGregor
La fetta più grande della trasferta fu disputata in Spagna, grazie alla lungimiranza di Saporta, che organizzò
diverse sfide, e il battage giornalistico fu imponente, al contrario dell’Italia se non per il Corsera e Aldo
Giordani su Pallacanestro
McGregor già allora provò a organizzare delle amichevoli in Spagna, ma non ci riuscì perché Saporta era più
sgamato di lui
Dolph Schayes era come il LeBron di oggi, con il record di maggior numero di punti fatti
Cervi ricorda che furono molto impressionati dalle doti tecniche sopraffine di un ventenne alto più di 2 metri
Giorgio Corsi, Stella Azzurra ricorda: “Costanzo faceva una finta a destra e segnava a sinistra, una finta a
sinistra e segnava a destra, lasciando quei neri a svitare le lampadine del cielo”
Cervi scrisse che volevano portare il pivot italiano con loro in tour e poi in America
Corsi mi disse che Tonino Costanzo fu tentato, ma poi, mammone com’era, rinunciò…
Vittorio Pomilio mi ricorda: “Quei bestioni correvano i 100m in meno di 11 secondi”
Corsi ricorda: “Vittorio tirò dall’angolo, libero, ma un’ombra nera saettò dall’area e lo stoppò clamorosamente”
Quell’ombra era nientepopodimeno che Earl Lloyd, il primo afroamericano a rompere la barriera e giocare
nell’NBA nel 1950, e anche il primo ad attraversare l’Atlantico (insieme a Jim Tucker)
Assistette all’incontro all’aperto al Foro Italico, l’ambasciatrice USA in Italia, la famosa Claire Boothe Luce
Nella foto allegata potete vedere la Cartegiunco Roseto che partecipò al Torneissimo del 1956. Si riconoscono
sorridenti Emidio Testoni #9 e Remo Maggetti #3, ma in prestito anche Costanzo #6 e Pomilio #8. Arrivarono terzi
dietro alla Roma e al Gira Preti Bologna. Erano passati neanche tre mesi da quella partita contro i mostri, chissà se
nelle tiepide serate sul mare rosetano ne avranno parlato diffusamente, davanti a un arrosticino?
L’altra foto viene dal deserto egiziano, con Al Cervi che prova il cammello, sempre nel Tour 1956.
Fonte e articolo Basket a Pallettoni a cura di ROBERTO BERGOGNI